Misure per l'infanzia

La città delle bambine e dei bambini


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Ciascuno cresce solo se sognato” – Danilo Dolci

I diritti dei piccoli garantiscono i diritti dei grandi.

Non esiste affermazione più vera quando parliamo di vivibilità, socialità, relazione tra persone, partecipazione, qualità della vita dei nostri contesti urbani. Una città orientata alla cura e allo sviluppo evolutivo dei propri cittadini, degli spazi e dei luoghi, dell’ambiente, è una città il cui sguardo parte dal basso, si situa all’altezza degli occhi delle bambine e dei bambini che la abitano, e da lì muove il primo passo. Bambini, e anche adolescenti, che, non meno degli adulti, sono titolari di diritti, cittadini attivi, risorsa dell’oggi e non di un ipotetico futuro che rimanda ad un domani in perpetuo divenire, e ad una subalternità dei più piccoli rispetto alle priorità degli adulti.

Se vogliamo crescere come persone e come collettività, se vogliamo imprimere un nuovo corso alla vita della nostra città dobbiamo essere consapevoli del fatto che le politiche per l’infanzia e l’adolescenza non vanno mai più considerate “politiche altre” o “politiche per i minori”, nell’interpretazione di una “cittadinanza diminuita” che si è rivelata largamente fallimentare, e che ha attribuito a questa fase della vita la condizione di una natura incompleta, indefinita, potenzialmente ma non compiutamente sociale, problematica e disagiata.
Superare la dannosa e miope cultura che ha visto l’assoluta centralità dell’adulto, rappresenta un passaggio evolutivo profondo e significante, una vera scommessa sul tempo presente e futuro. Vuol dire recuperare il ruolo e la competenza sociale dei bambini e dei ragazzi, e riconoscere la cittadinanza attiva a soggetti in grado di migliorare la propria vita e quella della comunità in cui vivono, se messi nelle condizioni di farlo attraverso gli strumenti della partecipazione democratica.
È perciò profondamente “umana” una città che assume coraggiosamente tutto l’arco dell’età evolutiva come parametro di cambiamento, e costruisce insieme non la città “dei” bambini ma la città “con” i bambini.

Lo sguardo dei bambini sulla città è uno sguardo corporeo, ancorato alla terra, concreto. È uno sguardo per sua natura ecologico, orientato al benessere ambientale e al bene. È uno sguardo immaginifico, desiderante, aperto al possibile e alla sperimentazione coraggiosa. È uno sguardo integrante, relazionale, carico di fiducia e speranza, che non possiede logiche economiche e di profitto. E il punto di vista dei bambini è, allo stesso tempo, generale e particolare, una risorsa che può/deve orientare la molteplicità di interventi settoriali che necessariamente devono intersecarsi e interagire tra loro (urbanistica, viabilità, servizi, tempi della città, politiche sociali, scolastiche, ambientali, culturali…).
Per questo motivo gli strumenti democratici di cui i bambini e le bambine, i preadolescenti e gli adolescenti vanno dotati per affermare il loro diritto di cittadinanza – l’ascolto da parte degli adulti, il protagonismo attivo, la partecipazione attraverso gli strumenti per l’individuazione e l’attuazione dei loro bisogni - contribuiscono a definire gli scenari della trasformazione urbana e dell’innalzamento naturale della qualità della vita. Ne deriva che le politiche dell’infanzia e di tutto l’arco dell’età evolutiva sono le politiche di tutti, e vanno ascritte nel quadro integrato delle politiche urbane del governo di una città. Politiche urbane che non sono un complesso di parametri e indicatori, ma una proprietà relazionale, che dipende dalla prossimità delle azioni di governo con tutti i cittadini e dal grado di fiducia reciproco costruito.

Nell’ottica di una trasformazione finalizzata ad una migliore qualità della vita, il coinvolgimento e la partecipazione di tutti i cittadini è condizione necessaria al successo di ogni politica di governo. E affrontare i temi della qualità degli spazi urbani, dei tempi, dei servizi per i bambini e le bambine e per gli adolescenti, riconoscere e realizzare i loro diritti, significa garantire una migliore qualità di vita per gli adulti, una società consapevolmente ancorata al presente e con lo sguardo dispiegato verso il futuro.

Dal 1991 i bambini italiani sono titolari di diritti sanciti dalla Convenzione dei diritti dell’Infanzia, legge dello Stato n. 176 del 27 maggio 1991. La convenzione prevede l’assunzione di impegni precisi da parte della società e degli organi di governo, chiamati non soltanto a tutelare, proteggere e garantire il diritto dei cittadini più piccoli, ma ad ascoltarli, consultarli e a co-progettare con loro il futuro e il volto della città. La Convezione stabilisce anche che, in caso di conflitto tra diritto dei più piccoli e degli adulti,sia prevalente quello dei bambini.

Le azioni possibili

Diritti e partecipazione alla vita democratica della città da parte dei cittadini più piccoli
• attuazione del Consiglio Comunale dei bambini e dei ragazzi e di quelli municipali.
• istituzione di una vera biblioteca pubblica per bambini e ragazzi, secondo il modello internazionale delle biblioteche di pubblica lettura per l’età evolutiva, e funzionamento delle sezioni ragazzi delle biblioteche comunali. La biblioteca, nella sua autentica funzione di presidio di civiltà, è un luogo di socialità, esercizio di diritti democratici e partecipazione, oltre che imprescindibile spazio per la diffusione della conoscenza e delle informazioni. La biblioteca per l’età evolutiva è uno dei diritti dei più piccoli, e nella sua funzione intreccia azioni sociali, culturali, urbanistiche, di promozione del benessere e della salute.
• predisposizione di luoghi, azioni e strumenti che favoriscano il protagonismo attivo dei più piccoli e la partecipazione democratica alla vita della città, in rete tra le istituzioni, la scuola, il Terzo Settore e i cittadini.
• rafforzamento di tutte le misure e azioni che affermano il diritto al gioco (il gioco è lo stile cognitivo dei bambini) e sviluppano la cultura ludica. Potenziamento delle ludoteche pubbliche e dei punti gioco nelle municipalità.
• ridefinizione dei “confini” del proprio mondo: apertura verso le opportunità fornite operativamente da iniziative e programmi europei, per il confronto, lo scambio, la conoscenza di altre culture e di altri popoli.

Politiche ambientali e per la mobilità
• integrazione in un sistema di mobilità più ampio di azioni e strategie a misura dei bambini, come i percorsi protetti casa-scuola, percorsi ciclabili ecc.
• facilitazione di tutte le azioni che connettono naturalmente bambini e ambiente, sia nella progettazione che nella fruibilità (spazi urbani fruibili, vita all’aria aperta, parchi, miglioramento della qualità della relazione bambino/ambiente e bambino/territorio ecc.)

Politiche urbanistiche
• segnaletica per la mobilità urbana appositamente studiata per i bambini, facilmente identificabile per dimensioni, forme, colori; finalizzata al riconoscimento e al raggiungimento di luoghi e servizi attraverso una simbologia in linea con la sensibilità dei più piccoli e delle loro capacità cognitive.
• progettazione partecipata insieme ai più piccoli, attraverso il contributo di scuole e organismi del Terzo Settore, per individuare o ripristinare luoghi/spazi della città a misura dei bambini (piccole aree dismesse o mal utilizzate, aree verdi trascurate, cortili condominiali, piazzette ecc.).

Politiche culturali
• integrazione con i sistemi museali e dei luoghi della cultura scientifica e tecnologica, per favorire l’accesso e la fruibilità da parte dei bambini
• produzione di guide della città che permettano una conoscenza autonoma delle ricchezze e della bellezza della città in cui si vive e che appartengono anche ai più piccoli
• sinergie transgenerazionali, ossia valorizzazione e partecipazione degli anziani nella trasmissione delle conoscenze, tradizioni, narrazioni della città, attraverso una attiva e operativa relazione di reciprocità con i più piccoli (gli anziani come “guida” della città con i bambini)

Politiche sociali
• definizione e declinazione di una nuova visione delle politiche sociali orientate ai minori, non più emergenziali e prive di sostenibilità, ma intese come politiche per il benessere di tutta la città e non di una “minoranza”.
• stabilizzazione dei servizi/progettualità esistenti e potenziamento di quelli che hanno prodotto risultati significativi
• sostegno alla genitorialità attraverso occasioni di formazione, confronto, ascolto reciproco tra adulti e tra adulti e bambini


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