Bagnoli e Napoli Est

La riqualificazione post-industriale deve restituire ai cittadini aree nuovamente vivibili e di queste aree siano proprio i cittadini a decidere


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Il Movimento tendenzialmente inquadrerebbe la tematica all’interno delle normali voci del Programma Amministrativo della città. Troppo spesso il ricorso allo specifico, così come all’emergenza, porta ad effettuare scelte che deviano da quelle che la logica della buona amministrazione consiglierebbe.
I due Progetti di riqualificazione delle ex zone industriali, ad Occidente e ad Oriente della città, sono però di così notevole importanza strategica, che non si può non tracciare, anche se solo come spunto sintetico, delle linee di indirizzo.

Linee guida

L’accavallarsi di Piani Urbanistici, varianti, assegnazioni patrimoniali a Società partecipate, nomine di Consiglieri di Amministrazione, finanziamenti, fondi speciali, tutto ciò ha determinato una difficoltà reale, da parte della cittadinanza interessata, a seguire l’evoluzione del progetto attuale, per non parlare degli stati di avanzamento lavori dei singoli lotti in cui sono state suddivise le aree interessate.
Il punto principale è quindi cercare di recuperare il monitoraggio della situazione con un controllo costante dell’evoluzione di progetti, appalti e lavori. Da qui poi si parte con il cercare di indirizzare le azioni opportune verso il raggiungimento di obiettivi condivisi dalla maggioranza dei cittadini.
In sintesi proveremo a focalizzarci sui seguenti punti:

  1. Istituzionalizzazione di un Comitato Civico di Controllo, costituito da associazioni e cittadini, che si interessi di seguire l’evolversi dei Progetti, ne monitorizzi l’andamento e sia presente nelle sedi opportune per la determinazione di indirizzi e obiettivi.
  2. Verifica e controllo di tutte le attività di bonifica dei suoli e del mare già avviate e rilancio per ulteriori operazioni di riqualificazione del territorio.
  3. Individuazione di alternative urbanistiche che tengano conto di un’equa distribuzione degli spazi e delle volumetrie, evitando una zonizzazione tematica, cercando cioè di creare degli spazi vivibili, con aree verdi, “case di quartiere”, biblioteche e piazze tematiche destinate all’incontro di persone, piste ciclabili e siti per il bike sharing, tappeti e scale mobili con attenzione ai percorsi per disabili, parchi per cani, tutto quanto possa in definitiva rendere piacevole e confortevole i nuovi quartieri.
  4. Richiesta di rendere autonome da un punto di vista energetico, le nuove zone, con l’utilizzo massivo di tetti fotovoltaici, microeolico sulle strade litoranee e sui moli, piccoli impianti geotermici utilizzanti bocche già esistenti, sistemi a pistone "pelamis", che seguono instancabilmente il moto ondoso e le maree (e costituiscono contemporaneamente una barriera fisica di sbarramento alle imbarcazioni a motore).
  5. Pretesa che prima di qualsiasi inserimento abitativo o produttivo, siano garantiti tutti i servizi, integrati con quelli cittadini esistenti, dalle condotte idriche e fognarie, ai trasporti intesi come interconnessione con le linee metropolitane e con minibus elettrici di quartiere, accessibilità alla banda larga, aree wi-fi gratutite nei pressi di edifici e aree pubbliche, raccolta differenziata porta a porta con eventuale piccolo impianto di compostaggio.
  6. Rivitalizzazione della risorsa mare, come luogo condiviso e disponibile a vari interessi, dalla disponibilità di spiagge comunali (minimo 65% della linea di costa - Obiettivo che nella variante per la zona occidentale viene indicato come “risarcimento ai napoletani” per tutti gli anni di attività dell’Italsider durante i quali ne sono stati privati"), ad attracchi per piccole imbarcazioni non a motore, alla localizzazione di locali per la ristorazione e il tempo libero, ma tutto distribuito in modo tale da non determinare conflitti o collisioni.
  7. Incentivazione per l’avvio di aziende e attività legate alla ricerca, alla cultura e allo spettacolo, al turismo e al terziario avanzato.

L’idea insomma è che queste aree, proprio perché devono praticamente essere ridisegnate in toto, siano da esempio e fungano da modello per un’ipotesi futura di una vera città per i cittadini.


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